Nelle officine meccaniche, la "chiave a stella" è quel tipo di chiave costituito da un'impugnatura con sulla sommità un anello stellare che accoglie il dado esagonale dei bulloni, in una stretta sicura che evita di rovinare la sagoma del dado.
E' uno degli attrezzi che Libertino Faussone, protagonista del romanzo "La chiave a Stella" del compianto Primo Levi (già autore di "La tregua", "Se questo è un Uomo", Il Sistema Periodico"), utilizza per il suo lavoro di montatore di ponti. Libertino Faussone è un vero e proprio amante del suo lavoro, più in generale del "lavoro fatto bene", il lavoro concreto, che si impara sul campo e che non sta scritto nei libri.
Il settore informatico è il regno della virtualità, tanto che negli ultimi tempi si parla di "macchine virtuali" ovvero di computer nei computer, dove più istanze di un sistema operativo convivono come se si trattasse di macchine a se stanti. Lo spazio per la concretezza è spesso ridotto ai minimi termini, e la passione per il proprio lavoro si tramuta spesso in atteggiamenti fanatici e settarismo.
Chiave a Stella, piccola officina di Informatica, è gestita da amanti del lavoro fatto bene, proprio come Libertino Faussone, che si rapportano umanamente con la propria clientela, per restare anni luce distante dai venditori di fumo e da coloro che parlano informatichese molto meglio di quanto non realizzino i prodotti.
Flavio Ronco - Chiave a Stella.
" ...narra le imprese di un operaio specializzato, Libertino Faussone, detto Tino, che le racconta a un amico scrittore. L'operaio lavora in proprio e viene chiamato in tutte le parti del mondo, dove fa esperienze e vive avventure che a volte mettono a repentaglio la sua vita per la durezza del lavoro, sempre con i suoi attrezzi da montatore e la fiducia nelle proprie capacità. Faussone è una sorta di personaggio epico che lotta contro le forze della natura con il solo bagaglio delle sue esperienze e delle sue abilità.
Per questo La chiave a stella è un romanzo ottimista: Levi in questo suo primo romanzo di invenzione dimostra una straordinaria fiducia nell'uomo.
Il lavoro in questo romanzo è un attributo positivo per l'uomo: l'uomo che fa, che agisce, realizza se stesso ed è con il lavoro che si nobilita anche nella sua parte spirituale. Faussone, uomo del fare, dimostra, raccontando al narratore, una profonda conoscenza degli uomini e una grande intelligenza riflessiva.
In queste pagine Primo Levi celebra il lavoro vero, quello non di carta, con una frase significativa:
« Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono. »" |
[da Wikipedia]